Nigiri vuol dire bocconcino di riso ricoperto con una fettina di pesce. In alternativa anche con verdure, uova o carne.
In origine si utilizzava pesce marinato o cotto, verdure stufate o marinate, frittata di uovo. Tra gli ingredienti è tradizionale inserire un po’ di wasabi e spennellare il pesce con la salsa di soia.
Nigiri significa tenere in mano, ed è proprio così, viene realizzato e modellato con le mani.
Può avere diverse forme: tondeggiante, quadrata o ovale. Quest’ultima è quella attualmente più usata.
Anche se apparentemente facile risulta essere uno dei biglietti da visita di un bravo sushichef. Il riso deve essere compatto ma non troppo pressato, deve sciogliersi in bocca, non risultate gommoso e di difficile masticazione. Il pesce deve avere la giusta dimensione. La maestria con cui si effettua il taglio è fondamentale, determina il valore aggiunto dello chef per esaltare la naturalità di un ingrediente e il suo sapore.
I nigiri possono essere ricoperti con i più svariati ingredienti anche se, senza dubbio, il più famoso, il primo amore, quello che piace a tutti è con il salmone. La delicatezza e la consistenza di questo pesce favorisce un approccio positivo al crudo. Poi tonno, gamberi cotti e crudi, anguilla, branzino, polpo, calamaro e tutto quello che la fantasia dello chef e la relativa disponibilità degli ingredienti possono essere utilizzati per ricoprire le barchette di riso. Oggi le varie contaminazioni gastronomiche permettono di creare i più svariati abbinamenti e soddisfare tutti i palati.
Importantissimo quando si mangia il nigiri è quello di intingere solo la parte del pesce nella salsa di soia e non il riso che assorbirebbe tanto da risultare poi salato. Per in non esperti, che non hanno dimestichezza con le bacchette (hashi), si consiglia di usare le mani. Spesso tra i vari assaggi è consumato dello zenzero marinato (bianco o risa) con lo scopo di pulire la bocca e permettere una percezione migliore della diversità di sapori.